Sara Barbanera mi intervista per L’Informatore

ottobre 26, 2011

Sara Barbanera intervista Vanni Santoni per L’informatore, la rivista delle Coop.


Realtà del futuro o indicativo presente? La tecnologia, in sé strumento neutro, può essere una rivelazione, se e quando mette l’umanità allo specchio e all’umanità dà spunti di riflessione e prodotti
di qualità. Tutto sta nell’uso, regola banale ma essenziale. Negli ultimi anni le tecnologie hanno dato vita a una vera e propria realtà parallela: relazioni umane e contenuti scambiati e costruiti in social network, blog, podcast, parole che per qualcuno, qui in Toscana, hanno significato diventare scrittore. È il caso di Vanni Santoni, nato a Montevarchi nel 1978, scrittore e giornalista partorito dalla rete e arrivato poi alla carta. In rete ha sperimentato nuove forme di fare scrittura, qualcosa di entusiasmante per lui che, a soli 33 anni, conta già tre romanzi pubblicati: Personaggi precari (RGB, 2007), Gli interessi in comune (Feltrinelli 2008) e Se fossi fuoco arderei Firenze, appena “sfornato” per Laterza.

Come e quanto ha influito il web sulla sua formazione?
«Per me Internet è stata decisiva, prima mai mi sarei immaginato di fare lo scrittore. Entrare nel circuito editoriale, anche dei piccoli e medi editori, è difficile, tanto che a volte appare impossibile. Su Internet ho scoperto me stesso come scrittore: alla fine del 2004 ho

iniziato a mettere i miei scritti sul blog “Personaggi precari”. Così, attraverso gli strumenti che la rete mette alla portata di chiunque voglia scrivere,  e farsi leggere, ho incontrato un pubblico. In questo senso Internet è un minimo comun denominatore al ribasso, che rende “più uguali” i grandi e i piccoli personaggi e da a tutti una chance di visibilità. Il mio blog è un wordpress esattamente come quello delle più grosse celebrità: a pensarci a freddo, questo fatto, solo apparentemente banale, è un’incredibile rivoluzione».

Quindi una strada facile per gli aspiranti scrittori?
«Tutt’altro: tenere un blog richiede grande impegno. Per anni ho coltivato i miei lettori pubblicando – e parlo solo di quello che ho scritto prima dell’uscita del mio primo libro – più di tremila articoli. Il blog non sopravvive da solo: funziona solo se lo arricchisci con contenuti nuovi quotidianamente. E se per un po’ non lo aggiorni, avverti subito la pressione e l’aspettativa dei tuoi lettori.
A un aspirante scrittore consiglio di aprire un blog non solo per la visibilità, ma anche perché che curare regolarmente uno spazio in rete serve a misurarsi con la propria voglia e capacità di scrivere ogni giorno. Gestire giornalmente un blog può davvero essere un primo passo per arrivare a scrivere un romanzo, perché la scrittura è innanzitutto disciplina. Un altro valore aggiunto del blog è che nel prodotto finale entrano anche le voci dei lettori, che tramitei commenti danno spunti critici e a volte aggiungono idee a quelle dello scrittore».

Cosa ha acquisito dallo scrivere in rete?
«Parto da un dato di fatto: il potenziale lettore online, ti dedica cinque minuti, non di più. I testi pensati per la rete devono dunque rispettare anche un criterio di essenzialità per sperare di essere letti. Chi fruisce di contenuti letterari mentre naviga, vuole un flash, poi passa ad altro. Nel mio blog creavo – e creo – piccoli personaggi, scollegati fra loro; schede-personaggio minimali, oppure tracce di un ipotetico dialogo da cui immaginare il resto della scena. Di certo, dunque, dal web ho imparato la sintesi e la capacità di scrivere per ellissi».

Le nuove tecnologie hanno il potere di modificare anche la qualità della letteratura?
«Per quanto riguarda l’Italia, la qualità dei contenuti letterari reperibili online – parlo sia a livello di testi che di critica – è a mio avviso piuttosto elevata. Esiste un web letterario ampio e ricco, forse anche per il concomitante declino delle riviste letterarie cartacee, troppo costose da produrre. Direi quindi che le nuove tecnologie stanno già spostando tanto i luoghi di produzione e consumo di contenuti letterari quanto quelli dedicati al dibattito. Tra i due mondi la comunicazione è comunque aperta e lo scambio è benefico. Io sono approdato alla carta provenendo dalla rete, ma è evidente che esistere in un campo non impedisce di lavorare nell’altro».

In Italia si legge poco: Internet crea nuovi lettori?
Di certo la rete cambia il modo in cui si parla di libri. Le community online come Anobii sono ormai spazi decisivi del dibattito letterario. Alcuni usano Internet per documentarsi e acquistare in un luogo alternativo alla libreria. E ci sono poi il quelli che “consumano” letteratura direttamente in rete: su questo l’Italia è avanti rispetto ad altri Paesi, c’è un vero proliferare di riviste online e blog letterari di una certa qualità, assente altrove. Quello che magari può frenare la crescita, anche professionale, di molti autori, è il fatto che quasi sempre per la produzione di contenuti online non c’è un indotto economico effettivo e il cartaceo – o l’ebook “formale” – rimane l’unica fonte di guadagno per uno scrittore».

In prospettiva: più computer meno libreria?
«In Italia distribuzione e libreria sono ancora decisive: serviranno ancora vari anni prima che il mercato dell’ebook possa competere con quello del libro tradizionale, anche per un considerevole ritardo – e forse pure una certa resistenza – degli stessi editori. Il mercato degli ebook da noi ammonta ancora a (molto) meno dell’1% del totale, mentre in America pare si veleggi verso il 25%… Vedremo quanto venderà l’ebook di Se fossi fuoco arderei Firenze, che è entrato in commercio parallelamente alla versione cartacea!»

3 Risposte to “Sara Barbanera mi intervista per L’Informatore”

  1. Matteo Says:

    Bella intervista anche se non sono d’accordo sul dover essere blogger con uno spiccato dono della sintesi. A me per esempio capita che quando mi affeziono a un blog, spero sempre di trovarci un papirone nuovo, così sto lì a gustarmi la scrittura dell’autore che ha saputo conquistarmi. Quando trovo 2 righe, pure efficaci, mi dispiace sempre un po’. Per questo invito i miei blogger preferiti a scrivere e pure tanto! :)


    • Grazie M. … Che dire, aetti in casa… Quando pubblico un post lungo (ad esempio il racconto di qualche mesetto fa) immancabilmente è il meno letto. Ricordo che ai tempi della rivista Mostro, dal cui archivio online la lunghezza dei racconti era desumibile dai kb, visibili, i racconti brevissimi venivano scaricati anche 4-5 volte più di quelli lunghi.

      • Matteo Says:

        Concordo se guardiamo il discorso nell’ottica della media dei lettori giornalieri. Però non deve passare secondo me il concetto che per essere letti bisogna scrivere due righe al giorno e non di più. Mica ci si deve per forza uniformare alla tipologia del lettore frettoloso. :)


Lascia un commento